Giri intorni a te stessa per anni, per trovare un equilibrio, sicurezza. Finché questi non ti imbrigliano e ti mettono in gabbia, perché non li hai trovati dentro di te, li hai demandati ad altri. E allora devi ritornare alla tua essenza, recuperare la tua forza vitale, quella che hai quando nasci, che è sempre stata lì. È il metodo Ikigai, cioè: ricordati chi sei.
Tabula rasa
Un giorno in cui ero un po’ in crisi e avevo perso la motivazione per il mio lavoro di sempre, ho provato il metodo Ikigai. Lo conoscete? È un metodo giapponese per trovare il proprio scopo nella vita. Avevo appena perso il lavoro (per l’ennesima volta), ed ero veramente avvilita.
Volevo fare tabula rasa di tutto quello che avevo fatto fino a quel momento: occuparmi di libri e ricerca accademica, due settori che in Italia sono estremamente instabili ed economicamente inaffidabili.
Niente arriva per caso
Ma quando lavori nello stesso ambito per decenni non è semplice cambiare, ormai il cervello e le varie vocine interiori mi impedivano di vedere oltre quella gabbia di abitudini che mi ero costruita. Eppure quando la gabbia diventa veramente troppo stretta, messa alla prova trovi dentro di te tutte quelle risorse che ti permettono di cercare nuove vie, nuove voci da ascoltare, da cui farti incuriosire, perché niente arriva per caso.
Il metodo Ikigai
Avevo appena iniziato il percorso Sblocca la tua vita – Progetto 21 di aliceslifestyle, in cui era presente anche una masterclass di Ikigai. Di cosa si tratta quindi? Un sistema semplice e alla portata di tutti per fermarsi a riflettere su quali sono i nostri talenti e cosa ci rende felice. Ikigai è un termine composto da Iki che vuol dire esistenza e gai, che indica lo scopo, ma che potremmo veramente tradurre con “ricordati chi sei”. Se consideriamo le quattro aree della passione, del bisogno, del talento, del ritorno economico, incrociandole otterremo il nostro scopo nella vita, ciò che ci fa alzare al mattino. Ne parla anche Gianluca Gotto nel suo libro “Succede sempre qualcosa di meraviglioso” e qui.
Quando perdi di vista chi sei
Ve lo consiglio perché permette veramente di concentrarsi su di noi e di ritornare alla nostra vera essenza. Proprio quello che mi serviva in quel momento: quando vivi per anni come me in quella che percepisci come perenne emergenza (ricerca di un figlio, parto traumatico, malattia del partner, diagnosi e certificazione di tuo figlio), vivi in realtà a testa bassa, cercando semplicemente di tenere duro e andare avanti, perdendo completamente di vista chi sei. Vivi per arrivare alla fine della giornata, della settimana, del mese.
Respira
Ma arriva il momento in cui tiri di nuovo su la testa. Ti guardi intorno e ti sembra di essere stata via per tanto tempo. Socchiudi gli occhi per tutta quella luce. Respiri. Vai per boschi. Vuoi ricominciare a vivere, ma non sai bene in che direzione andare. Ed è allora che cominci a trovare gli strumenti. Il metodo Ikigai è uno di questi, quando lo metti in pratica è come se ti dicesse: ricordati chi sei. E nello specifico, che cosa ti piace? Che cosa sai fare? Per cosa potresti farti pagare? Che cosa può rendere il mondo un posto migliore?
Incrociando queste quattro aree emergono altri elementi, altri tasselli del tuo mondo interiore: la passione, la vocazione, una vera e propria missione e una professione. In questo modo sei tu stessa a trovare dentro di te il tuo centro, le tue risorse. Il metodo Ikigai ti suggerisce solo quello che hai dimenticato, ovvero: ricordati chi sei.
La curiosità e la passione sono il mio motore
A me è servito molto per ritrovarmi un po’ e ho capito che la mia essenza è la curiosità, per troppi anni imbrigliata nei problemi familiari da cui finalmente sto iniziando a uscire. Una curiosità che è sempre stata lì, e che si è presto tradotta in desiderio di conoscenza, di sapere. Ecco che i libri e i viaggi sono diventati la mia passione, veicoli per la mia insaziabile curiosità fin dall’infanzia.
Pronta a ripartire
Se i libri sono diventati il mio lavoro, forse è stato perché appaiono più facili, più socialmente accettabili, più “governabili” di un viaggio senza meta in terre lontane e sconosciute, soprattutto per una donna, in Italia, alla fine del ventesimo secolo. Ma anche questa idea ha finito il suo percorso in quello che essa stessa è, un vicolo cieco. Un viaggio che non porta da nessuna parte. Nel momento in cui te ne accorgi sei già pronta a ripartire, questa volta sul serio.
Ed è proprio quello che ho intenzione di fare.